Viareggio Cup, Torneo di Viareggio, Coppa Carnevale, World Football Tournament

Realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio per lo Sport.

 

COSÌ PARLÒ IL TORNEO DI VIAREGGIO NEL GIORNO DEI SUOI 70 ANNI

Viareggio Cup, Torneo di Viareggio, Coppa Carnevale, World Football Tournament

COSÌ PARLÒ IL TORNEO DI VIAREGGIO NEL GIORNO DEI SUOI 70 ANNI

Ha spento stamani (24 febbraio) settanta candeline. 70 anni portati bene, con qualche acciacchetto, ma con lo spirito del giovane. Poco importa se sul volto ogni tanto si materializza qualche ruga. “Fa parte dell’età” dice. E mentre si sta preparando ad ospitare nel suo grembo l’edizione numero 71, ripensa al passato, a questi settanta anni del quale, buon per lui, non sente il peso. “E’ un motivo d’orgoglio – dice -: personale ma anche collettivo che voglio condividere con chi ha contribuito a farmi diventare grande e conosciuto in tutto il mondo”.
 
Così… parla il Torneo di Viareggio, Viareggio Cup o Coppa Carnevale che dir si voglia, ripensando alla sua storia da quale potrebbe estrarre un’infinità di personaggi e di aneddoti, di squadre e di emozioni. “Se permettete – spiega – ne voglio raccontare qualcuno. Intanto la ‘prima’ pacifica invasione di campo quando nel 1966 la Fiorentina disputò la finale contro il Dukla Praga: c’era così tanta gente che molti spettatori videro la partita, vinta dai viola, appollaiati anche sugli alberi attorno allo stadio dei Pini. Tribune e gradinate stracolme, gente in pista: si giocò, con il buon senso di tutti, e la Fiorentina vinse per la prima volta la Coppa Carnevale: tre anni dopo, cinque giocatori di quella formazione facevano parte della rosa della prima squadra viola che vinse lo scudetto….”.
 
“Mi sono emozionato molto quando – racconta ancora – ho visto alcuni ragazzi, era il 2002, rotolarsi per la felicità in un campo di erba… Erano palestinesi, venivano da Gerusalemme, per la prima volta potevano giocare e allenarsi su un terreno erboso. I loro campi, mi spiegarono, erano alla meglio, al massimo in terra battuta. Il risultato? L’ultimo dei pensieri. Fu un’edizione storica anche per la presenza di una squadra israeliana. Si incontrarono. Noi, nel nostro piccolo, ce l’abbiamo messa tutta per rasserenare con il pallone quel mondo in continua tensione…”.
 
“Una volta ho temuto il peggio. Lo confesso: in quei giorni stavo male, sentivo voci allarmanti alternate a voci amiche che mi volevano bene: era il 2007, tre giorni prima dell’inizio, ci fu l’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti: il calcio italiano venne fermato. E senza colpe anche il ‘Viareggio’ venne stoppato: immaginatevi quel che ho provato. Per due giorni non ho dormito, assalito dall’angoscia e dai pensieri. Poi per fortuna qualcuno mi ha voluto bene e il calcio italiano si è rimesso in moto proprio ‘pedalando’ con il torneo di Viareggio. Non lo dimenticherò mai: in quei giorni ho visto davvero che mi voleva bene. Ma c’era qualcuno che diceva anche ‘così la smettono di fare calcio….”. Ah… Non voglio aggiungere altro”.
 
Così parlò il torneo di Viareggio spegnendo la sua settantesima candelina perché il 24 febbraio 1949 venne disputata la prima partita della prima edizione.


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